Antica Roma: cotta e mangiata

Che cosa è rimasto dell'antica cucina romana nella nostra epoca? Quali ingredienti sono scomparsi e quali hanno preso il sopravvento? Possiamo ancora considerarci figli della cultura classica, anche dal punto di vista culinario? Il modo di cucinare, la scelta degli ingredienti, la loro combinazione e la presentazione delle pietanze si è evoluta nel tempo. La cucina attuale è frutto di incroci di culture, di prodotti riscoperti o di novità, di reinterpretazioni e sperimentazioni. Nell'antichità è successo lo stesso, seppur in modo meno tecnologico. Martine Quinot Muracciole conduce i lettori alla scoperta del colorito mondo dell'antica cucina romana, elaborando un percorso di gusti e sapori, letteratura e storia classica. L'autrice mescola felicemente le sue letture degli autori latini, quali Svetonio, Plinio il Giovane e Marziale, con le scoperte archeologiche e le sue valutazioni culinarie, e fa scoprire aneddoticamente il ruolo della cucina romana al tempo della Repubblica e dell'Impero. Vengono descritti, da un lato, i piatti tipici delle varie occasioni, gli aromi e i sapori che sprigionavano, dall'altro, le attrezzature e l'organizzazione all'interno della cucina, permettendo al lettore di capire che la pratica culinaria rispecchia il modo di vivere e l'identità di un popolo, oltre che la sua evoluzione. Fonti scritte, affreschi, mosaici e scavi archeologici ricordano che i romani, dal 750 a.C. al 450 d.C, non mangiarono allo stesso modo: i piatti consigliati da Apicio raccontano di scelte stravaganti, lingue di fenicotteri o capezzoli di scrofe per citarne alcuni, a testimonianza che l'esotismo importato dalle conquiste era molto apprezzato, ma anche di ricette semplici alla portata di tutti e in linea anche con l'attuale cucina mediterranea, leggera ed equilibrata.