Silenzio della materia

Pittore e scultore tra i più significativi del panorama contemporaneo, l'artista catalano ha inscritto nel nome il suo destino (Tàpies significa «Muro»). La polisemia che il termine porta con sé e che diventa materia del processo creativo avvia una nuova appassionante indagine filosofica di Massimo Recalcati attraverso le fasi e le opere dell'artista, a cominciare dai nomi che lui stesso assegna loro. Le grandi tele monocrome che si presentano come veri e propri muri coperti da graffiti, incisioni, segni, marche, impronte si rivelano come una sorgente infinita di senso, capace di legare spazio e tempo, vicende biografiche e sofferenze di un intero popolo. Dall'autoritratto, che domina la prima produzione di Tàpies, alla croce, il mistero che diventa rappresentazione pura della sua stessa esistenza, si giunge al primato della trama, irriducibile al solo colore. Al centro di tutto l'esperienza contingente e radicata dell'artista che, limitandosi a «contornare» un vuoto, fa sì che esso smetta di essere tale. Come per Giorgio Morandi, il miracolo consiste nell'elevare un soggetto qualsiasi a dignità di reale, conferendo un significato possibile al mondo che libera dalla tirannia dell'indistinto.