Perdita del Centro

Hans Sedlmayr (1896-1984) è stato uno dei più autorevoli storici dell'arte del secolo scorso. Perdita del centro. Le arti figurative dei secoli XIX e XX come simbolo e sintomo di un'epoca, è la sua opera più importante, un'opera di culto, citatissima e celebrata, e scarsamente conosciuta in Italia. In essa Sedlmayr analizza la crisi dell'epoca moderna, dal Settecento ai giorni nostri, leggendola attraverso l'arte, considerando i fenomeni artistici come sintomi.
"Negli anni che precedettero il 1789 ebbe inizio in Europa una rivoluzione di proporzioni inconcepibili" scrive Sedlmayr. "La situazione che ne derivò non è stata superata, né sul piano spirituale, né su quello artistico, né su quello pratico. L'esame delle opere d'arte può essere decisivo per capire quella rivoluzione, da cui deriva la nostra attuale condizione. Tutto ciò che fu nuovo, che si mostrò allora per la prima volta, può esser colto nel modo migliore esaminando una serie di fenomeni che si manifestano nel campo dell'arte: si scindono gli elementi tradizionalmente connessi, ogni elemento o frammento di un'opera tende all'autonomia, ciò che prima era marginale diventa essenziale. E coesistono nella stessa epoca le tendenze più contraddittorie: l'irrazionalità della pittura e il razionalismo dell'architettura, l'amore per il caos e l'inorganico e l'orgogliosa fuga dalle radici terrestri; le forme umane si smembrano, si eclissa l'immagine tradizionale dell'uomo, si assiste alla "perdita del centro", ossia alla irrimediabile separazione del divino dall'umano".