Fazzoletti e cinema. La vera storia del lacrima movie italiano
Ravenna, 2025; br.
(ItaliaNascosta).
collana: ItaliaNascosta
ISBN: 88-6793-590-9
- EAN13: 9788867935901
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Non tutto quel che è patetico e lacrimoso è lacrima movie. Questa è la prima certezza. In questa trattazione accetteremo la definizione di scuola per cui sono lacrima movie soltanto quei film in cui la malattia o l'incidente - di soliti culminanti con la morte - intervengono come momento cardine. Il lacrima movie per eccellenza, il film tipo, vede come conseguenza di una storia drammatica la morte di un bambino, raramente si salva (Bianchi cavalli d'agosto), ma consideriamo - per estensione - lacrima movie anche i film dove muore una ragazza dopo lunga malattia (Dedicato a una stella). Il lacrima movie per eccellenza, come commistione di elementi classici è L'ultima neve di primavera di Raimondo del Balzo. Non sono lacrima movie i melodrammi di Raffaello Materazzo che imperversavano negli anni Cinquanta, ma non se ne può prescindere perché antesignani del fenomeno e ne dettano le coordinate drammatiche. Alcuni titoli, senza pretesa di completezza: Catene (1949), Tormento (1950), I figli di nessuno (1951), Chi è senza peccato (1952), Torna! (1954), Angelo bianco (1955) e Malinconico autunno (1958). Non sono lacrima movie i Merola movie e i Nino D'Angelo movie, anche se spesso si tratta di pellicole strappalacrime, né le sceneggiate napoletane ridotte per il grande schermo, come non lo sono le opere classiche riadattate per il cinema. Alcuni film feuilleton e le pellicole che derivano dai romanzi di Carlina Invernizio (Cuore, Il bacio di una morta...) tecnicamente non sono veri e propri lacrima movie. Parleremo anche di queste opere ma con i debiti distinguo. Il vero lacrima-movie prevede la malattia e la morte di un bambino, di solito all'interno di una famiglia borghese caratterizzata da genitori assenti, in crisi tra di loro, vedovi o separati. Una seconda tipologia di lacrima movie vede la morte della moglie o della compagna e il marito si rende conto del male solo quando è troppo tardi. Ci sono lacrima movie atipici che derivano da canzoni, valgano per tutti due lavori con protagonista Domenico Modugno: Piange il telefono e Il maestro di violino. In questa trattazione parleremo solo di lavori italiani, aggiungendo L'albero di Natale di Terence Young - tratto dal romanzo di Michel Bataille - tra i precursori del genere, perché è una produzione italo-francese che presenta tutte le caratteristiche per essere inserita in uno studio del fenomeno. Parleremo per sommi capi di Love Story (1970), precursore indiscusso di tanti strappacuore italiani, soprattutto al femminile, con al centro una storia d'amore. Nessun riferimento, invece, ai derivati nordamericani e alla cinematografia drammatica europea e internazionale, perché esula dal nostro studio. Il lacrima-movie in senso stretto è un fenomeno tipicamente italiano e nasce in un periodo di grande fioritura per il cinema di genere. I film più importanti sono girati nel periodo 1974 - 1978, con un paio di pellicole fuori tempo massimo datate 1984 (Un tenero tramonto) e 1988 (Le prime foglie d'autunno). I lacrima movie non sono film originali, dobbiamo fare i conti con un genere puro, come il cinema horror o i film di zombi, che finiscono per assomigliarsi un po' tutti, ma sono caratterizzati da una grande cura formale nella realizzazione. Sono film ineccepibili, curati nella fotografia e nella recitazione, dotati di stupende colonne sonore e di una fotografia flou, filtrata, spesso rarefatta, anticata, caliginosa. I lacrima movie sono intrisi di immagini simboliche e sublimi colpi di teatro, le storie sono importanti fino a un certo punto, quel che conta è il simbolismo vita - morte. Non di rado i bambini muoiono al circo davanti a un pagliaccio o in un Luna Park a bordo di una giostra, tra le braccia del genitore. Il lacrima movie ha antecedenti nobili, letterari, nelle opere di Leopardi e De Amicis (Cuore), ma anche dell'inglese Montgomery (Incompreso). Al cinema resta un fenomeno culturale, commerciale quanto si vuole, ma inserito in un contesto socio-politico in cui si sentiva il bisogno di appassionarsi a storie drammatiche, forse per non pensare a una realtà poco tranquillizzante.