Solitari Cantori dell'Utopia. Artisti e opere dalla Collezione di Arte Moderna e Contemporaneadel Museo Civico di Taverna
San Giovanni in Fiore, 2006; paperback, pp. 80.
ISBN: 88-88637-03-6
- EAN13: 9788888637037
Subject: Sculpture
Period: 1960- Contemporary Period
Places: No Place
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Weight: 0.38 kg
Solitari Cantori dell'Utopia Teodolinda Coltellaro Da più parti, dagli infiniti territori dell'arte, solitari viandanti percorrono, in tempi diversi, lo stesso cammino, muovendo nella stessa direzione; come in una sorta di rispecchiamento multiplo, li fermenta lo stesso pensiero, lo stesso canto interiore; ognuno di essi segue la traccia di una strada maestra che conduce, nel lento disvelamento di una misteriosa tessitura, verso lo stesso punto terminale che è luogo di ricapitolazione continua: è il luogo dell'utopia; luogo senza luogo, senza una spazialità stabile e definita; è una regione interiore non riducibile entro meri limiti discorsivi; è il luogo in cui, nell'atto immaginativo, si esplica tutta la potenza dell'inimmaginabile; in cui l'informabile assume talvolta le fattezze formali della realtà. Nel luogo dell'utopia si agita un vortice di energia autorigenerantesi che dà forza di visibilità e di concretezza a ciò che, fin nelle dimensioni generative più profonde del pensiero, sembrerebbe destinato all'irrealizzabilità. E' verso questo luogo, pura dimensione dello spirito che crea, che tanti viandanti dirigono il loro fervente passo: sono artisti, poeti dell'assoluto irraggiungibile, attratti inesorabilmente nella gravitazione dell'utopia, coinvolti nel gioco universale dell'essere che è un arrischiarsi per ben poca cosa, per un soffio, per un alito di vento che sorge dall'interno, per un sogno, per qualcosa di fuggevole e inafferrabile. Essi sono sospinti verso questa regione che «non ha bisogno dell'estensione dell'universo per risultare in se stessa immensa"(1), che sfugge alla logica della ragione calcolante per ritrovare la propria autenticità in quella che si annuncia come sfera essenziale dell'esistenza; essi ne sentono forte il richiamo e in risposta s'alza lieve e intensa l'armonia del loro canto che sgorga "dalla regione interiore del cuore"; sono essi i cantori dell'utopia, che esprimono ciascuno nei modi del canto, con la propria unicità creativa, con l'opera, l'estensione di una regione, invisibile agli occhi ma la cui essenza è la forza che ne sospinge i passi. Anche il mio cammino inizia nel luogo dell'utopia; la mia scrittura è racconto ancora stupito, anch'esso sgorgante dal profondo dell'inimmaginabile, alla stregua di un canto, che rimemora, rinfrancato da un luminoso approdo, il deserto da cui si è originato. Esso è energia memoriale, è rapido fluire di ricordi in cui ricompongo il rumore soffuso di passi: sono quelli di artisti viandanti che modulano passaggi fecondi, soste di tappa in tappa, ritorni nel luogo della sorgente. Attratti, coinvolti da un'idea, da un progetto che intende dar vita ad un'utopia, si dirigono verso Taverna; verso le radici di un mondo immaginativo che si alimenta nelle forme del pensiero libero. Sulle orme indelebili di Mattia Preti, avvolti nelle vibrazioni dell'antico canto, nel segno dell'erranza come destino creativo, contribuiscono ciascuno a trasformare un improbabile sogno in un processo vitale: quello che scandisce la nascita e il divenire del Museo Civico di Taverna. E' una dimensione d'innamoramento persistente, quella che dà corpo al vero dell'arte, alla forza del suo canto; quella stessa che smorza i devastanti silenzi in cui mi aggiro, che contrasta il deserto a margine dei miei percorrimenti, che motiva "il muoversi e il sostare" di tanti artisti in un luogo elettivo, qual è Taverna, che ne determina la volontà di donare liberamente una parte di sé, nella fisicità dell'opera, a memoria del proprio sostare; è una dimensione che genera un'idea limite infinita,l'idealismo, che «non si oppone al realismo perché è vita nel tempo come possibilità e come realtà,come passato e come avvenire che costituisce il presente secondo un senso"(2). E in un gesto, nobile e alto, di adesione all'idea costitutiva di questa istituzione museale, alla sua matrice utopica, si sono ripetuti negli anni gli slanci generosi degli artisti che hanno deciso, sempre più numerosi, di condividerne il cammino di crescita, facendo donazione ad essa delle loro opere. Essi hanno dato, in tal modo, corpo e consistenza alla sua collezione di arte moderna e contemporanea delineandone la luminosità di un divenire che è anche valore sostanziale di racconto di sé al di fuori dei propri confini istituzionali, in altri territori sensibili alla declinazione delle sue più pure essenze: le opere che meglio ne riassumono la densità evocativa. In essi, nel loro gesto, il possibile è il vero la cui energia spezza l'indeterminatezza e la stagnazione e propone l'intenzione di un segno caparbio, una traccia futura, la verità poetica di un canto che racchiude in sé la capacità salvifica dell'arte; un canto che dilaga nella sonorità dell'etica; che rompe il silenzio primordiale delle cose e si apre alla fascinazione dell'utopia. E' il segno veggente di solitari viandanti che hanno contribuito a costruire un luogo d'empiricità essenziale per i destini dell'arte dei nostri tempi; e di altri potranno, nel loro continuo essere in cammino, determinare l'essenza generativa, dispiegando progetti di disseminazione fondativa che aprono al futuro,a nuove intenzionalità realizzative, a nuovi spazi di luce, di comunicazione viva e di conoscenza; luoghi, identità narranti, in cui le vibrazioni dell'anima che crea saranno la materia stessa del canto. E ciò che è costruito non si potrà mai vanificare. "I luoghi,le opere sono portatori inclementi di memorie"; memorie future in cui solitari cantori continueranno a declinare le misteriose partiture di un canto, ancora un canto, affinché l'utopia sia ancora materia fertile di idee e pensieri, forza propulsiva capace di unire, come ha già fatto,nei ripetuti viaggi, da un estremo all'altro di terre e luoghi, sulle vie dell'arte, nella stessa direzione.