Il Piave mormorò. La Grande guerra nelle foto del capitano medico Guido Zeppini
Unicoop - Cooperative Pisane Riunite
Calci, Museo Nazionale della Certosa, May 24 - September 30, 2012.
Pisa, 2012; paperback, pp. 40, b/w and col. ill., b/w and col. plates.
Subject: Photography
Period: 1800-1960 (XIX-XX) Modern Period
Places: Italy
Languages:
Weight: 0.19 kg
L baule militare è rimasto sepolto in cantina. Kennedy nel frattempo è stato assassinato, Armstronge altri hanno camminato sulla Luna, abbiamo sequenziato il Dna, vinto certi tipi di tumore, scoperto Internet e la clonazione, pianto per le Torri gemelle, visto guerre e governi cadere e rinascere. Tra i muri di casa i ragazzi sono diventati grandi, padri e anche nonni nel passaggio del millennio. Il baule se l' erano dimenticato tutti nella cantina di Adriana e quando lei è morta, un anno fa e le sue cose andavano traslocate altrove, eccolo riemergere dal pozzo della polvere e degli scatoloni. Guarda un po' dov' era finito quel pezzo di storia della Grande Guerra per immagini. "Nel baule c' erano 400 lastre fotografiche di vetro che aveva fatto mio nonno, il capitano Guido Zeppini, medico, appassionato di fotografia" racconta Claudio Bolelli, l' avvocato settantenne che si è preso a cuore quei documenti stracciati dai ricordi dell' infanzia quando seduto sulle ginocchia del nonno guardava le foto e ascoltava le storie di soldati e ospedali da campo. Questa inedita raccolta di un' Italia immersa nella Grande Guerra, fra soldati che si spidocchiano, gli ufficiali nei capanni sul Carso, il barcone Grillo catturato a Pola, gli alpini che consumano un rancio sull' Adamello, è diventata una mostra alla Certosa di Calci (in provincia di Pisa): "Il Piave mormorò". Fino al 30 settembre: "L' idea di recuperare quel materiale e mostrarlo per la prima volta al pubblico ci è piaciuta subito - spiega Bruno Possenti, sindaco di Calci così abbiamo fatto digitalizzare le immagini dall' Associazione 3C Barsotti e con il contributo della UniCoop Firenze e la direzione scientifica del professor Romano Paolo Coppini, storico dell' Università di Pisa e un diffuso volontariato culturale abbiamo allestito questa mostra alla foresteria del Museo nazionale della Certosa". Una mostra che ha il fascino del mai visto. Guido Zeppini era nato nel 1875 a Pontedera, si era laureato in medicina nel 1900 e aveva cominciato a lavorare a Viareggio. Appena poteva dava una mano nei lazzaretti e nel 1916 diventa direttore dell' ospedale territoriale di Viareggio, il posto di approdo per i soldati feriti nelle zone di combattimento. Corpi straziati, una umanità ferocemente ferita. E' lì che lui, antimilitarista al punto da brigare per ottenere l' esonero dal servizio militare, a quarant' anni chiede di essere mandato al fronte. Il capitano Zeppini parte e finirà con l' esaltare l' impresa bellica. "I ricordi dei familiari - scrive il nipote Claudio Bolelli nella catalogo della mostra "Il Piave mormorò" - fanno ritenere che non siano state considerazioni politiche a orientare le sue scelte ma che piuttosto sia stata l' urgenza morale di prestare aiuto a chi ne aveva bisogno". E davanti "alle sofferenze e all' eroismo dei combattenti sia maturata in lui una sorta di solidarietà" con chi viveva in diretta "sofferenze ed eroismi" della guerra. Le fotografie scattate dal capitano sono un documento straordinario che riflettono non soltanto la vita militare, ma colgono il lato più umano di quell' Italia di gente che si spostava ancora con il carretto trainato dal cavallo o a piedi, sui ponti ricostruiti di fortuna. C' è l' istante in cui un soldato nascosto in una trincea, scrive una lettera a casa. Ci sono quelli che si allontanavano dai fronti e quelli che rimanevano sui campi di battaglia. Sul baule del soldato la scritta ha la vernice molto consumata. Dice "capitano medico - Viareggio", dentro, uno stetoscopio, qualche siringa, pinze, pinzette, forbici. Strumenti poveri e inadeguati per curare le ferite di una guerra